Song to the siren


Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
‘Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
And you sang
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you

Song to the siren – Tim Buckley

Per chi è cresciuto negli anni ’80 con i video musicali che, grazie a trasmissioni come Mr Fantasy, DJ Television e poi MTV, iniziarono ad invadere i vari palinsesti televisivi, ascoltare una canzone senza accostarci delle immagini è difficile, o almeno lo è per me.
Associare un brano ad un’immagine o ad un posto è un gioco che faccio spesso, sia immaginandomi ipotetici viaggi in giro per il mondo (il giorno che andrò a New York, mi voglio sedere in una panchina nel Central Park per ascoltare “Perfect day” di Lou Reed) ma anche organizzandomi in tempo prima di ogni (sempre più raro) viaggio, infatti, pensando al mio viaggio a Berlino con mia figlia, avevo caricato “Heroes” di David Bowie nel suo iPad solamente per poterlo ascoltare appoggiato a quello che resta del Muro di Berlino, perché nessuno non può pensare al Muro ascoltando il capolavoro del Duca bianco.

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Ascoltare “Heroes” appoggiati al Muro di Berlino, checked.

E non nascondo che ogni volta che attraverso Piazza San Marco ricoperta dall’acqua alta, non riesco a non fischiettare il ritornello del capolavoro (sic) di Giampiero Artegiani “Acqua alta in Piazza San Marco”.

Quando pensai ad una destinazione per la vacanza con mia figlia dodicenne nell’estate 2013, decisi che i tempi erano maturi, anche per me, per finalmente andare in Irlanda.
Al solito l’itinerario era poco più di un canovaccio sopra il quale improvvisare, l’unica certezza era che saremmo andati sicuramente a vedere le scogliere di Moher. Mentre mi immaginavo ad ammirare quello spettacolo della natura pensai alla canzone ideale per quel panorama, la scelta fu facile: “Song to the siren” di Tim Buckley.
Anche se di origini irlandesi (per metà) non credo che Buckley Senior le scogliere le abbia mai visitate, ma quel testo monumentale (scritto non da lui, ma da Larry Beckett), visionario e criptico, si sposava perfettamente a come mi immaginavo le scogliere fossero, la musica poi, quella si di Buckley, così potente e straziante, creava lo sfondo perfetto.

Prima di partire mi assicurai che nell’iPod ci fosse la mia versione preferita, quella cantata da Robert Plant, nessuna lesa maestà, sapevo che comunque il buon Tim Buckley avrebbe capito.

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La parte dietro le scogliere

 

Arriviamo a Galway in un tipico giorno settembrino d’Irlanda, con pioggia microscopica e cielo grigio, il giorno dopo fortunatamente, il cielo è azzurro, le nuvole spazzate via dal vento.
Partiamo per le scogliere, durante il viaggio racconto a mia figlia le meraviglie di questo posto, quando arriviamo il nostro è l’ottavo autobus nel parcheggio, ma ci sarebbe spazio sufficiente per almeno un’altra cinquantina.
Scendiamo e imbocchiamo la strada principale che ci porta davanti al museo delle Moher Cliffs, che per non rovinare lo skyline, è stato costruito scavando dentro una collina, bravi questi Irlandesi. Ma le belle notizie finiscono qui.
Il museo è un bluff, fai un giro dentro (letteralmente un giro, perché è rotondo), dei pannelli ti spiegano la natura sottostante (!?) e la storia delle scogliere (!!??) , e ti ritrovi davanti alla caffetteria a comprare dei panini preconfezionati.
Usciti dal museo la strada continua verso una specie di piazzola dove sorge La Torre, sulla guida dicono che è di metà ‘800, capirai che impressione, il palazzo che ospitava le mie scuole medie ė del ‘700, ed ė messo meglio.
Mentre ci passiamo vicino noto un coglione vestito da Gandalf che suona un’arpa celtica, l’istinto è quello di puntare verso lo strapiombo, ogni 50 metri ci sono dei cartelli con il numero del “telefono amico” irlandese e delle frasi che dovrebbero darti conforto, messi li con l’intenzione di far desistere aspiranti suicidi. In effetti, se allunghi il collo oltre il muretto che argina la piazzola il pensiero ti sfiora la mente, soprattutto con le note dell’arpa in sottofondo.
Per adesso, escluso il coglione simil Gandalf, le scogliere sono una mezza delusione.
Dalla piazzola il sentiero punta a Nord (destra) o a Sud (sinistra), nel dubbio scelgo, come al solito, di andare a sinistra.
Camminiamo per un quarto d’ora e poi mi giro verso il punto dal quale siamo venuti, abbasso la guardia quel tanto per farmi fregare.

Le Scogliere, aguzzando la vista si vede anche la Torre, non il finto Gandalf però.

La vista è spettacolare, le scogliere cadono dritte sul mare per quasi 200 metri, l’oceano che ne lambisce la base è così lontano che sembra un paesaggio in miniatura.
La giornata è splendida, il vento soffia leggero ma costante, a sgombrare il cielo dalle nuvole, l’orizzonte è lontanissimo, inarrivabile.
Scorgo mia figlia che fissa un punto indefinito oltre l’oceano, la immagino fra 30 anni, quando non ci sarò più, che persona sarà diventata, se avrà realizzato i suoi sogni, come sarà la sua vita.
Magari avrà dei figli, e forse racconterà loro di quel giorno in Irlanda quando, con suo padre, riuscì a vedere l’infinito.
Si gira, e mi fa il sorriso più dolce che abbia mai visto, mi chiede se va tutto bene, e io gli rispondo di si, perché non saprei come dirle che in quel preciso istante sono l’uomo più felice dell’universo.

Indosso le cuffie, schiaccio play e lascio che Robert Plant faccia il suo lavoro, che mi racconti di oceani senza barche, di voci misteriose e ingannatrici.

Forse il più bel brano del mondo, con un unico difetto, quello di finire.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. consules ha detto:

    Quando arrivai alle Cliffs of Mohers nel 2005 in viaggio con un amico era sera. Camminammo un bel pò fino ad arrivare a vedere l’infinito al di là di un cielo stellato. Ci acquattammo sull’erba scorgendo delle persone con dei lumi che si avvinarono per celebrare un matrimonio (in stile gaelico credo) di fronte ad un pietrone che sembrava i menhir di Obelix piantato a terra. Nelle orecchie avevo “A Stor Mo Chroi” nella versione di Sean Kean.

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    1. Il Poltronauta ha detto:

      Appena ascoltata la canzone, pensandola con le Cliffs di sfondo ammetto un paio di brividi.

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