Breve pentalogo per capire quanto “hai diventato vecchio”.

“Always buried in the past or future—systematically ignoring the present—and now it turns out that apart from the present we have no life at all”.

“Voyage to Arcturus” – David Lindsay

I numerosi e fedeli lettori di questo meraviglioso blog sanno della mia ossessione per il tempo, inteso come lo scorrere inesorabile della vita, non le condizioni meteo, a mia discolpa c’è però da dire che questa è una cosa che mi trascino da sempre, almeno dall’adolescenza.

Nonostante la piccola dimensione della mia casa e il suo conseguente sovraffollamento, ho sempre avuto una cameretta tutta per me, lunga tre metri e mezzo e larga poco più di un metro e mezzo, diciamo una stanza da “Capsule Hotel” dopata.  Eppure in quella cameretta c’era tutto, libri stipati su mensole attaccate ovunque, i miei vinili, lo stereo ovviamente e nell’unica parete sgombra, il mio muro di eroi su carta, come conviene ad ogni adolescente.

Quando chiudevo la porta quella mia stanza diventava il Millenium Falcon di Han Solo, il T.A.R.D.I.S. del Dottor Who, non c’erano limiti a dove potessi andare quando mi trovavo in quella cameretta. La mia ossessione per il tempo che passava era materializzata in una decina di sveglie che riempivano gli scaffali: moderne sveglia Casio a batteria, altre a carica, come un paio di Junghans (che ancora ho), il tutto per misurare il tempo che mi scorreva davanti mentre io non riuscivo a combinare nulla. Almeno quello, della mia giovinezza, non è mai cambiato.

Quando esci dall’adolescenza di solito frequenti tuoi coetanei, quelli che hanno qualche anno in meno sono ancora mocciosi poco interessanti, difficilmente hai amici con 5/6 anni più di te, può capitare, ma di norma passi il tuo tempo con persone che più o meno hanno avuto la tua stessa esperienza temporale.

Poi cresci, ed inizi a lavorare e a frequentare esseri umani nati un decennio dopo il tuo, a volte due e ultimamente, almeno per me, gente nata addirittura tre decenni dopo, ed è nei momenti dove si scambiano aneddoti ed esperienze che capisci, o meglio, che puoi capire che “hai diventato vecchio”.

La guida che segue analizza 5 situazioni (non a caso ho intitolato questi post pentalogo) dove si può manifestare più o meno chiaramente la quantità di strada che hai percorso, lo spessore delle pagine del tuo libro che hai letto. Non c’è soluzione né speranza, almeno io non l’ho trovata, dunque se cercate delle risposte allo scorrere del tempo fermatevi qui, non c’è niente alla fine di questo post, ad aspettarvi non c’è una pentola piena di monete d’oro, e se lo dice Il Poltronauta, è vero. Potreste però finire di leggerlo, visto la fatica che ho fatto per scriverlo.

 

Tardelli, Bearzot, Rossi e Scirea. Se avete un nodo in gola siete ufficialmente anziani.

Lo Sport

L’ambiente dello Sport è il campo ideale per capire se “hai diventato” vecchio, e vale per lo sport in generale. Si parte da quello giocato. Per i testoni come me, innamorati del pallone di cuoio, passare più tempo a cercare di riprendere il fiato lontano dall’azione di gioco che a rincorrere la palla è il segno ineluttabile che i giochi sono finiti. Quando non riesci a prendere un passaggio troppo veloce fatto da un tuo giovane compagno e ti sorprendi ad esclamare: “Guarda che mica sono Mennea!”, lui ti guarda con sguardo interrogativo mentre realizzi che forse avresti dovuto dire che mica eri Bolt. Ma appunto non è solamente lo sport giocato che presta il fianco allo scorrere del tempo, basta calare la guardia un attimo e finisci per ricordarti che l’ultima volta che c’era un tuo coetaneo sull’album Panini le bustine delle figurine si comperavano ancora in lire. La scorsa settimana guardavo in TV un signore canuto un po’ in sovrappeso parlare dei Mondiali del 1982 e solamente dopo 5 minuti ho capito che si trattava di Paolo “Pablito” Rossi. E sempre in tema di Mondiali ho sfidato un mio giovane ex collega a recitare a memoria la formazione vincitrice dei Mondiali, e mentre io partivo con Zoff, Gentile, Cabrini lui simultaneamente andava con Buffon, Zambrotta, Cannavaro…

Responso. Se alle telecronache di Fabio Caressa su Sky preferite le radiocronache scioglilingua di Francesco Orefice in “Tutto il calcio minuto per minuto”, iniziate ad allenarvi con le bocce, almeno con la mente siete già da età pensionabile.

 

Claudia Schiffer. No comment.

 

Le Donne

Ecco, le donne, intese come esempi di bellezza sublime. Questa situazione è un’altra cartina tornasole che facilmente fa capire a quale generazione appartieni, è un altro fattore che scava un solco fra due generazioni. Da ragazzo, quando qualche tuo amico voleva impressionarti con la sua ultima conquista, all’ennesimo particolare sulla sua bellezza  scattava la domanda: ” E chi è? Claudia Schiffer?”. Bene, non fatelo adesso, l’ho vissuto sulla mia pelle, usate “Belen” come pietra di paragone, per quanto sia triste sarà più facile farsi capire.  Inutile spendere i nomi di Linda Evangelista o di Naomi Campbell, piuttosto scegliete qualche starlet tatuata dai seni rifatti e automaticamente sembrerete più giovani. (Mi scuso con le lettrici donne, credo che il political correct mi dovrebbe spingere a trovare anche delle figure maschili da usare come esempi, ma siccome non è pane per i miei denti mi sono limitato alla bellezza femminile).

Responso. Se della donna che avete appena citato come simbolo di bellezza circola una foto in cui indossa una camicia dalle spalline imbottite, state lentamente passando alla terza età.

 

L’Easter Egg del disco Kid A, RadioHead.

 

La Musica

Qui il discorso meriterebbe un paio di post solo per grattarne la superficie, ma proverò comunque a scrivere qualcosa di sensato in queste poche righe. Cosa vi può far passare da vecchi nel campo della musica? Innanzitutto il modo di usufruirne. Ho una specie di ragazza, cioè lei è totalmente una ragazza (e che ragazza!), del quale ovviamente sono perdutamente innamorato, ma in quanto interista la storia sembra sempre sul punto di arenarsi, scusate, sto divagando come al solito. Dicevo, ho questa ragazza che essendo abbastanza più giovane di me non capisce la mia passione per l’accumulare CD, “C’é Spotify, tanto!”, mi dice, ma vuoi mettere “avere” la musica fisica? Leggere le dediche minuscole in quarta di copertina del libretto, scoprire gli Easter Eggs nascosti (qualcuno ha ma sollevato il supporto del CD di “Kid A” dei Radiohead?), oppure ammirare le finte polaroid mentre ascolti “Code” dei Pearl Jam? Un altro aspetto che determina l’essere vecchi nel campo della musica è andare ai live per vedere i “nostri” eroi ribelli scatenarsi imbolsiti su mega palchi, nell’ennesimo concerto reunion, giusto per abbattere la noia, e tirare su qualche euro, visto che i dischi non li compera più nessuno. Per fortuna che i miei eroi musicali sono tutti morti giovani, a parte Paolo Conte, che ancora campa, ma che però giovane non lo è mai stato.

Responso. Se è da oltre un decennio che non apprezzate un artista più giovane di voi vuol dire che avete smesso di sognare, e di conseguenza state invecchiando. O forse che la musica attuale fa schifo.

 

Gita di classe a Parigi, Museo d’Orsay. Dietro ai compagni un orologio.

Compagni di scuola

Un paio di anni fa ho rivisto una mia compagna di scuola, una volta raccontate le nostre disavventure amorose, davanti al terzo spritz, i nostri discorsi si sono diretti verso altri nostri compagni di scuola, tipo: “lo sai cosa fa Tizio oggi? E Caio?” Poi, complice l’alcool, la mia amica pronuncia la frase maledetta: “Quando è che facciamo una bella rimpatriata?”. Subito dopo mi guarda e mi chiede scusa, perché si ricorda che quando ci frequentavamo io mi ero ripromesso che mai avrei partecipato a quelle tristi incontri fra ex compagni a rivangare i bei tempi passati. Che poi, la parola stessa “rimpatriata” ha qualcosa di nefasto per me, in fin dei conti di solito sono le salme dei nostri connazionali a venire rimpatriate. Con l’avvento di Facebook l’effetto nostalgia, a sua volta il propellente di questo Social, è esploso. Tutti in trance agonistica nel cercare vecchi compagni, a chiedere l’amicizia a dritta e a manca. Lo ammetto, è successo anche a me, ma poi la lista dei miei “amici” si è assottigliata mano a mano che veniva pubblicato l’ennesimo post sulle risorse boldriniane che dormono in hotel (e i terremotati italiani in tenda) oppure, peggio ancora, una frase di Corto Maltese.

Responso. Più è alta la vostra voglia di rimpatriata e maggiori sono gli ex compagni di scuola (che al tempo è pure oggi ignorate) fra le vostre amicizie di Facebook, più siete anziani.

 

Cartolina dalla Libia, 1935.

La Storia

Questa è la prova definitiva, quella che vi farà gelare il sangue e chiarirà una volta per tutte se “avete” per davvero diventati vecchi.  Il test è molto semplice, si fa così: prendete il vostro ricordo più lontano, un evento della vostra infanzia/gioventù che ricordate con chiarezza, fatto? Bene, ora contate gli anni che separano quell’evento da oggi. Avete la cifra? Ora prendete l’anno in cui è accaduto quel fatto e sottraeteci la cifra. In che anno siete arrivati?  Per chiarire meglio vi faccio un esempio pratico. Il mio ricordo più nitido è il terremoto del Friuli, soprattutto la prima scossa, che fece tremare la casa così tanto da spegnere la TV. Passammo quella notte giù in strada con tutti i vicini, noi bambini a correre e a giocare, loro, i nostri genitori a parlare dei vecchi tempi, quando le porte di casa erano aperte, e la gente (senza TV) passava le serate a chiacchierare. Il terremoto del Friuli è del 1976, esattamente 41 anni fa. Se sottraggo questa cifra a quell’anno arrivo al 1935. Perciò quella scossa dista da oggi quanto il regno d’Italia, senza tv, con Mussolini capo del governo distava dalla stessa scossa. Vi è chiaro il concetto? Quello che per me è un ricordo vivido, e sostanzialmente “ieri”, in realtà è un salto temporale di 41 anni, un salto che se fatto l’anno del terremoto mi avrebbe portato dritto dritto negli anni ’30. Avete già un senso di vertigine e la pelle d’oca?

Responso. Se l’anno che viene fuori è precedente la seconda guerra mondiale, vi potete tranquillamente definire anziani andanti vecchi.

 

Inutile che vi dica il risultato del mio test, ma sarei curioso di vedere i vostri. Spero non siate rimasti troppo delusi, in fin dei conti vi avevo avvertito, nessuna antidoto al diventare vecchi, se non quello di restare curiosi e non fermarsi mai, soprattutto se seduti in una poltrona.

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. pigropanda ha detto:

    Non ho ancora diventato (troppo) vecchia secondo il tuo breve pentalogo, anche se rimango fuori da un paio di categorie (sport: cronica incapacità di ricordare i nomi della gente che conta, persino negli sport che pratico – nessuno, comunque, coinvolgente una palla; e donne: ma neanche uomini, anche lì cronica incapacità blabla). Musica, mi piace ancora quella fatta da gente più giovane di me, anche se provo invidia: attendo con ansia l’atarassia. Dopo aver visto un paio di concerti di gente che nel frattempo è imbolsita (Morrissey su tutti), ho deciso di smettere con questa pessima pratica e andrò solo a vedere concerti di giovinetti oppure di vecchie glorie che erano comunque già vecchie da giovani.
    Se mi posso permettere un corollario: il più breve test per vedere se si ha diventato vecchi è valutare se si usa la parola “movida” (test d’ingresso per la vecchiezza), specie se associata da commenti rispetto ai giovani d’oggi che invece ai miei tempi (primo livello di vecchiezza, al quale seguono la “posizione da cantieri” e la tessera da umarell).
    Spezzo una lancia a favore delle bocce, gioco secondo me da rivalutare, almeno come scusa per ammazzarsi di pastis.

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  2. Il Poltronauta ha detto:

    ah, il pastis… 🙂 confermo la frase “ai nostri tempi” come primo allarmante segnale d’invecchiamento, che detto fra noi non è per forza una cosa negativa. Anzi l’invecchiare non è altro che la forma estrema della sconfitta, da accettare con grazia.

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  3. Celia ha detto:

    Io arrivo al ’59… è grave, dottore?
    Comunque a costo d’apparire strana una cosa lasciamela dire, ma ‘sta benedetta donna che t’ha pure lasciato cos’ha contro i cd, giusto Cielo? Non è che ascoltare o comprare cd impedisca di usare anche Spotify. Ma son ragionamenti da vecchia, appunto.

    quanto agli ometti, mi permetto di suggerire – in via del tutto estemporanea, si potrebbero certo scovare elementi ancor migliori – il contrasto Leo di Caprio / George Clooney vs. Channing Tatum / Shia LaBeouf.
    (E ho ugualmente il sospetto che non siano ancora abbastanza freschi…).

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    1. Il Poltronauta ha detto:

      Mah, diciamo che non ama accumulare roba, forse per questo mi ha lasciato. Comunque se arrivi a ’59, ad occhio e croce sei degli anni ’80, giusto?

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      1. Celia ha detto:

        Poeticamente ironico, io sono una minimalista… ma ad ogni modo, se c’è musica si vive bene.
        Classe ’84, come Freddy Krueger 😁

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      2. Il Poltronauta ha detto:

        ’84, le Olimpiadi a LA 🙂 beh, ci avevo (quasi) azzeccato. A presto Celia!

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