Summer 2022, la playlist

“Esiste una netta differenza tra la sabbia e l’acqua, anche se entrambe scorrono. Nell’acqua si può nuotare mentre la sabbia imprigiona le persone e le uccide sotto il suo peso.”

Kōbō Abe – La donna di Sabbia

Murale “Brandelli’s Brig” di Art Mortimer. Venice Beach, Los Angeles, California, Estate 1993

Il primo giovedì di un agosto di quasi 30 anni fa, l’agenzia di viaggi per la quale saltuariamente lavoravo mi telefonò chiedendomi di passare in sede per discutere di un nuovo incarico.

Di solito si trattava di rotture di palle: transfer all’alba da un albergo di Venezia all’aeroporto, oppure un pick up di turisti sudamericani in arrivo in stazione con l’ultimo treno della sera.

Rotture di palle insomma.

Quella mattina il direttore mi accolse nel suo ufficio con una faccia strana, mi spiegò di un transfer particolare da fare per il lunedì successivo per una sola persona, un vecchio turista americano, da accompagnare dall’ospedale di San Donà di Piave all’aeroporto di Venezia.

A quanto pare il tizio, passeggero di una nave da crociera della compagnia Princess Cruise, era caduto da una scala proprio mentre la nave si trovava a Venezia. Visto che aveva una rotula artificiale aveva dovuto aspettare più di un mese il pezzo di ricambio dalla Germania e adesso era finalmente pronto per tornare a casa.

Il direttore aggiunse poi, quasi sotto voce: “A proposito, una volta in aeroporto il signore andrebbe accompagnato a Los Angeles. Hai il passaporto, vero?”.

Si, avevo il passaporto, e tutto sommato avevo anche voglia di partire.

Tornai a casa, comunicai a mio padre la mia decisone e chiamai lo “zio d’America” (un amico di vecchia data di mio padre che abitava da decenni a Los Angeles) per avvisarlo che avrebbe avuto un ospite a cena il prossimo lunedì sera.

Non avevo idea di quando sarei tornato e per questo decisi di fare una cena d’arrivederci con dei miei amici, scegliendo come location la prestigiosa Festa dell’Unità di Campo San Giacomo dell’Orio (aka San Giacomo dell’ero, visto l’altissimo numero di giovani che avevano donato le proprie braccia all’eroina tra fine anni ’70 e inizio anni ’90).

Quella sera portai con me 5 libri con l’idea di prestarne uno a ciascuno dei miei amici, con l’obbligo da parte loro di leggerlo prima del mio ritorno. All’ultimo però il quinto dei miei amici non si presentò e poco dopo al nostro tavolo ci raggiunse una ragazza con un doppio splendido cognome, amica di amici.

Non mi ricordo tutti i titoli dei cinque libri, di sicuro c’erano “Oggi si vola”, un romanzo “minore” di William Faulkner, “Il falò delle vanità” di Tom Wolfe e “La donna di Sabbia” scritto nel 1962 dal giapponese Kōbō Abe, un libro che Tom Wolfe faceva leggere ad un ragazzino proprio ne “Il falò delle vanità”.

La storia così come riassunta da Tom Wolfe mi aveva incuriosito, anche perché secondo lo scrittore americano la sabbia che nel libro finiva per intrappolare un ingenuo entomologo (la trama è più complessa, lo so) veniva letta come metafora della nuova società capitalistica giapponese. Non ho idea se sia la versione più corretta, ma conta poco.

In ogni caso, quando distribuii i libri ai miei amici mi sembrò indelicato escludere l’ultima arrivata, così le consegnai “La donna di sabbia”.

Una bellissima immagine tratta dal film di Hiroshi Teshigahara basato sul romanzo “La donna di sabbia”,  1964

Tornai qualche mese dopo.

Non era successo niente nella mia vita, i miei amici avevano tutti finito di leggere i libri e uno ad uno me li riconsegnarono, tranne la tipa dal doppio cognome, che sembrava sparita nel nulla.

La rividi circa 10 anni dopo, quando si presentò da cliente nell’agenzia di viaggio dove lavoravo. Dopo qualche convenevole le ricordai del libro di Abe, lei sembrò cadere dalle nuvole, ma la volta dopo me lo riportò.

Non so perché vi racconto questa storia, forse perché è successa d’estate e in questa lunga estate calda sembrava corretto parlarne. O forse perché, come avete intuito dal titolo, questo post è dedicato all’estate, o meglio ad una playlist creata apposta per l’estate.

Che poi, non contenendo tormentoni e neppure musica latino americana, potreste ascoltarla in qualsiasi periodo dell’anno. A voi la scelta.

Ammetto di aver infranto lo schema della playlist perfetta, la prima canzone infatti non è un pezzo strumentale, bensì “Bubamara” (ovvero coccinella, inteso come nome vezzoso con il quale chiamare la propria amata), un brano composto, tra gli altri, da Emir Kusturica e incluso nella colonna sonora del suo film “Gatto nero, gatto bianco”.

Solita storia strampalata del regista bosniaco, il film ha delle citazioni sorprendenti, a partire dal titolo ispirato dalla frase del successore di Mao, il presidente cinese Deng Xiaoping: “Non importa se il gatto è nero o se il gatto è bianco, l’importante è che mangi il topo”, fino a chiari riferimenti al fumetto “Alan Ford”, come il vecchietto in sedia a rotelle con tanto di plaid sulle ginocchia, in pieno stile Numero Uno, e non solo.

Una scena di “Gatto nero, gatto bianco”, con gli interpreti che leggono un numero di Alan Ford

Il resto della playlist alterna brani persi nel tempo, indietro fino agli anni ’40 con “You are my sunshine” di Jìmmie Davis, canzoni di crooner dimenticati degli anni ’60 come John Hartford e Lee Hazlewood, Non mancano band famose, almeno per me, cover improbabili e brani di super eroi sconosciuti alle classifiche. Spero possiate scoprire musica che non conoscete ancora.

Comunque ho rispettato le altre due regole della playlist perfetta de Il Poltronauta: includere sempre un pezzo di Jeff Buckley, questa volta tocca alla cover quasi improvvisata di “Everyday People” e chiudere con un pezzo strumentale, in questo caso “Send one your love” di un meraviglioso Stevie Wonder nemmeno trentenne.

Per ascoltare la playlist basta cliccare sui link qui sotto, anche questa volta in versione “Music” di Apple oppure in versione “Spotify”.

Buon ascolto

Summer 2022, la playlist – Music

Summer 2022, la playlist – Spotify

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Andrea C. ha detto:

    Sempre felice di leggerti. Soprattutto in una estata fin troppo calda e purtroppo per il sottoscritto luttuosa.

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    1. Il Poltronauta ha detto:

      Caro Andrea, grazie come al solito. E per quel che vale, ti mando un grande abbraccio.

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