We could slip away
Wouldn’t that be better
Me with nothing to say
And you in your autumn sweater
Yo La Tengo – Autumn Sweater
Dopo il mio ultimo trasloco (che poi è stato pure il primo della mia vita) ho realizzato che il mio guardaroba è lo stesso da anni, cambi di stagione dopo cambi di stagione alcuni “pezzi” che pensavo indispensabili, si sono ridotti al punto quasi da scomparire.
Un esempio: negli anni la presenza di camicie si è assottigliata drasticamente e, se si escludono alcune camicie bianche (che uso con parsimonia perché rischio di essere troppo sexy), praticamente non ne ho più.
Scomparsi del tutto sono i piumini invernali, perché io il freddo lo affronto da eroe (a parte i calzettoni di lana nelle notti invernali, ma le calze non le tengo in armadio).
Niente da fare nemmeno per i pantaloni in velluto o in qualsiasi altro materiale che non sia denim o cotone. E per quanto riguarda la lana, il mio armadio ospita solamente due maglioni: uno comperato a fine anni ’90 a Nazaré (in Portogallo), che poi è pure 50% lana e 50% acrilico, ed un maglione di lana argentina fatto da mia madre poco prima che morisse, nei primi anni ’80, che oramai non mi entra nemmeno più ma che conservo per ovvi motivi sentimentali.
A dire il vero è proprio l’oggetto maglione che non mi attira più, ma a quanto pare il resto del mondo continua ad amare questo indumento. Per qualche strano motivo tra i maglioni più indossati, sopratutto dai giovani alternativi trendy (ammesso che si dica così), ci sono i cosiddetti grandaddy, per intendersi quel tipo di maglione/cardigan che l’attore Bill Cosby indossava di frequente nella sit-com culto “I Robinson” (The Crosby Show) trasmessa per ben 8 stagioni dal 1984 al 1992.
Per chi non l’avesse mai vista, nella serie Bill Cosby interpretava il padre di una famiglia “normale” afro americana, in quasi tutte le puntate appariva con dei morbidi maglioni/cardigan, spesso con accostamenti cromartici improbabili, ma che emanavano sempre un senso di relax, comodità, quello che in inglese si può tradurre come cozy.
Nella serie brillava la stella di una giovane Lisa Bonet, che durante le riprese sposò Lanny Kravitz, formando una delle coppie più sexy degli anni ’90. Dopo la nascita della loro figlia (Zoe, adesso anche lei attrice) il matrimonio naufragò.
Nel 2005 Lisa Bonet, quasi quarantenne, si consolò sposando l’attore Jason Momoa, più giovane di lei di 12 anni. Se la sua carriera hollywoodiana è sostanzialmente trascurabile, le sue frequentazioni maschili le garantirebbero una stella sul leggendario “Walk of fame” di Los Angeles.
Ma torniamo ai maglioni grandaddy e al loro straordinario e rinnovato successo tra le generazioni più giovani che lo hanno sdoganato, facendogli abbandonare il suo habitat naturale (il divano) per usarlo come indumento outdoor, da indossare con orgoglio e coolness nelle giornate primaverili meno calde.
Il maglione è uno capo d’abbigliamento particolarmente versatile, si va dal maglione elegante a quello più grunge, dal maglioncino attillato sexy a quello a coste larghe fatto con lana grezza. Ci sono maglioni per le grandi occasioni e maglioni fatti apposta per guardare la TV sdraiata sul divano.
Diciamo che l’unico limite è la fantasia, e qualche volta la mente umana supera pure quella.
Siamo nel 1999, a Baltimora, negli USA. Samuel Barsky ha poco più di vent’anni, sta frequentando una scuola per diventare infermiere, lo sta facendo perché vuole aiutare il prossimo, vuole far sorridere le persone.
Però per un problema di salute è costretto ad interrompere gli studi, un po’ depresso, mentre pensa a cosa combinare della sua vita, entra in un negozio che vende lana, e qui ha un’epifania.
Da tempo cerca di imparare a lavorare a maglia ma tutti i corsi ai quali si era iscritto non sono mai partiti per mancanza di partecipanti. Così chiede al proprietario del negozio se vuole insegnargli l’arte dei ferri da calza, il tizio accetta ma gli strappa una promessa: Sam dovrà comperare la lana solamente da lui. Non lo sa ancora, ma quel proprietario ha appena siglato il migliore affare della sua vita.
Samuel “Sam” Barsky inizia creando piccoli cappelli per neonati, ma poi prende la mano e si lancia nel produrre maglioni che raffigurano posti che ha visitato, e lo fa con uno stile improbabile, non proprio realistico. Gli stessi maglioni spesso hanno forme strane: colli larghissimi, maniche corte. Questo però non gli impedisce di indossarli con un certo orgoglio, nonostante un fisico non esattamente da modello.
Ma indossarli non gli basta, inizia a farsi selfie indossando i maglioni proprio davanti ai paesaggi e ai monumenti raffigurati, e non sempre si tratta di posti famosi. Certo, nella sua collezione ci sono le Twin Towers di New York, oppure il Golden gate di San Francisco, ma a volte nei suoi maglioni finiscono immagini senza senso, come dei piloni (!?), un prato con le zucche di Halloween, la vasca dell’acquario con degli squali.
Nella Sinagoga che frequenta regolarmente, Sam Barsky è oramai una celebrità grazie ai suoi maglioni personalizzati che indossa ad ogni festa ebraica, come quello per il Sukkot e quello per l’Hannukah.
Per farsi fotografare con maglione davanti al monumento rappresentato, il ragazzo valuta attentamente le sue destinazione e organizza con un certo anticipo ogni sua vacanza, giusto per avere il tempo necessario per sferruzzare un maglione (di solito gli basta un mese).
Ma ad inizio 2017 succede una cosa che “sconvolgerà” la vita del buon Sam.
Un utente di Imgur (per i boomer si tratta di un servizio di image hosting e di photosharing con circa 150 milioni di utenti attivi), tale Desmond the Potato, probabilmente per dare in pasto ai troll di internet una nuova vittima, pubblica un’ampia galleria dei selfie di Barsky, intitolandola “This guy makes sweaters of places and then takes pictures of himself wearing the sweaters at those places.”.
Se le prime reazioni sono classiche dei leoni da tastiera, poco a poco arrivano decine di commenti positivi, in fin dei conti non si può che ammirare un uomo come Sam Barsky e i suoi incredibili maglioni.
In poche settimane la galleria viene vista da oltre un milione di utenti, e il nostro eroe di Baltimora diventa una internet celebrity, senza però montarsi la testa.
Ovviamente riceve richieste da tutto il mondo, ma i suoi maglioni non sono in vendita perché, dice, non vuole diventare un “mulino per maglioni umano”. Da qualche tempo però si possono acquistare delle t-shirt che replicano i suoi bizzarri disegni.
In una delle varie interviste che ha rilasciato dopo la sua improvvisa notorietà, il giornalista gli ha chiesto se ha trovato un segreto per la felicità.
E Samuel Barsky da Baltimora ha risposto che goderti quello che fai è il segreto per essere felice. E poi ha citato addirittura Albert Einstein: “Penso a quello che ha detto Albert Einstein quando gli è stato chiesto perché ha lavorato così duramente. Ha detto che non ha mai lavorato duramente, perché gli è sempre piaciuto quello che faceva.”
Se voi non avete ancora trovato un lavoro che vi faccia divertire, o almeno qualcosa che vi renda felici, continuate a cercarlo.
Io pensavo che alla fine dell’arcobaleno ci fossero un paio di zigomi, e ancora ci credo. Per voi invece, come lo è per Sam, forse la felicità si nasconde proprio dentro ad un gomitolo di lana.
P.S.
Clicca QUI per vedere la galleria di Desmond the Potato.
Una bella storia come tante che racconti
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Grazie!
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