A Christmas Cover Playlist

“Bene”, disse. “Ascolta”, e rilesse, ma solo una strofa stavolta e chiuse il libro e lo posò sul tavolo. “Lei non potrà svanire, benché tu non abbia la tua felicità”, disse McCaslin. “per sempre tu amerai e per sempre lei sarà bella”.
“Parla di una ragazza”, disse lui. “Doveva pur sempre parlare di qualcosa”, disse McCaslin.

L’orso – William Faulkner

L’autore con un piccolo poltro/astronauta perso fra le stelle sulla t-shirt

Sto cercando il motivo per il quale ho deciso di iniziare questo post con una frase di William Faulkner, una frase che ha qualcosa a che fare con l’amore. Certo, fra tutte queste canzoni ce n’é sicuramente qualcuna scritta a suo tempo da qualche giovanotto con il cuore spezzato, ma in effetti è una scusa debole.

Credo sia tutta colpa degli ebrei (sto scherzando, ndr), come al solito. Nella fattispecie di Leonard Cohen, che in questa playlist è presente con ben due brani (al pari dei Beatles e di David Bowie, che in più interprenta una cover di un brano di Nina Simone). Per spiegarmi meglio, qualche mese fa, in una delle mie sempre più rare scorribande alla libreria Marco Polo di Venezia, ho acquistato un paio di libri di sue poesie. Non preoccupatevi, non ne ho letta nemmeno una, ma il primo volume inizia con questa citazione di Faulkner, e se l’ha usata Cohen chi sono io per non farlo?

Adesso però vi devo una spiegazione sul perché abbia deciso di fare una playlist composta solamente da cover.

Dunque, a fine del millennio scorso ho partecipato ad una festa a Brooklyn, tenuta da una coppia di miei amici, nella quale bisognava portare sei copie della stessa playlist creata per l’occasione, ovviamente masterizzata su CD. Durante la festa le copie sarebbero state distribuite a caso in modo che ognuno dei partecipanti alla fine ne potesse ricevere sei di diverse.

In realtà io mi ero limitato a mandare le mie sei copie via posta, ricevendo dopo qualche settimana, sei meravigliosi CD (sempre via posta) con moltissimi brani a me sconosciuti. Tra queste playlist ce n’era una creata da Lauren e Derek, i miei due amici di Brooklyn, masterizzata su di un CD stampato su vinile (ovviamente il lato superiore, quello dove di solito si scrive a pennarello) con un titolo che già ne spiegava il contenuto: “Cover up”.

Tutte le canzoni erano cover di brani più o meno famosi rifatti da artisti più o meno noti, alcune sono finite anche nella playlist che (forse) state ascoltando.

Una volta lessi che “cover” era una parola “portmanteau” (in italiano parola macedonia), cioè un termine composta da pezzi di due parole diverse, come ad esempio “smoke” e “fog”, che in inglese sono confluite in “smog”. “Cover” sarebbe composta da “competitive” e “version”, parole che derivano dall’abitudine di molte case discografiche (detentrici dei diritti) di fare interpretare lo stesso brano ad artisti della propria “scuderia”, lanciando una vera e propria competizione fra band. (Prendete per buono il mio aneddoto, perché non ho trovato alcun supporto a questa ipotesi sull’etimologia del termine “cover”.)

In merito alle canzoni che potete ascoltare cliccando sui due link che troverete alla fine del post, faccio un piccolo spoiler: nessuna ha alcun riferimento a Natale, sorry. Ho pensato che mettere “Christmas” nel titolo mi avrebbe portato qualche visita in più, come se davvero me ne importasse.

Da manuale delle Playlist il primo e l’ultimo sono due brani strumentali, ovviamente cover, mentre tutte le altre hanno un ordine casuale, più o meno. Ho cercato di legarle in qualche modo, tipo quando ho fatto seguire la cover di “Let’s dance” con la straordinaria “Wild is the wind” , originariamente di Nina Simone, rifatta da David Bowie e poi ancora dalla cover del suo “Starman” cantata da tale Seu Jorge.

Le due canzoni di Leonard Cohen si susseguono, così come le due dei Beatles, con la seconda,”Because”, interpretata da Elliott Smith, seguita a sua volta da una cover di una sua canzone. Mentre Ane Brun che canta una piccola perla di Jeff Buckley (“Morning theft”) viene subito dopo la splendida versione di “Satisfied mind” dello stesso Jeff (come detto altre volte, una playlist senza un pezzo di Jeff Buckley non è una playlist, così come dice il proverbio francese. “un repas sans fromage n’est pas un repas”).

Come tutte le altre playlist de Il Poltronauta anche questa è composta per la maggior parte da brani tristi, melanconici, quel tipo di canzoni perfette da ascoltare quando si pensa all’amore perduto, oppure ad una persona che non c’è più.

Questo sarà il primo Natale della mia vita senza una delle mie sorelle, che ha avuto la pessima idea di lasciarci lo scorso Settembre, e dio solo sa quanto la sua ingombrante assenza si sentirà in questi giorni, ricordare vecchi aneddoti della nostra infanzia sarà ancora più dolcemaro ora che lei non c’è più.

Ma siccome era anche una persona straordinariamente viva e allegra, non voglio ricordarla solamente con il dolore della sua assenza, preferisco raccontarvi una piccola storia dì quando eravamo bambini, che ogni volta che mi viene in mente mi strappa un sorriso.

Sono cresciuto con due sorelle e due cugine, tutte con un’età abbastanza simile, essere l’unico maschio rendeva la mia presenza non sempre facile da gestire, e per questo spesso ero escluso dai loro giochi.

Uno di quelli che facevano più spesso era il cosiddetto “mamma casetta”, che consisteva nel ricreare in scala ridotta la vita famigliare così come la vedevamo noi bambini. Le tre bambine più grandi si impegnavano nell’imitare quello che facevano le nostre madri, tipo stirare immaginarie camicie, pulire con micro scope e cucinare con padelle invisibili, la bambina più piccola interpretava sé stessa, diventando una specie di Ciccio Bello in carne ed ossa.

Di solito io non venivo invitato a partecipare, ma un pomeriggio decisi di non accettare un no come risposta, così puntai i piedi esigendo di essere incluso nella famiglia immaginaria di “mamma casetta”, alla fine le bambine si arresero. Tutto orgoglioso chiesi chi dovessi interpretare, mia sorella mi disse. “Tu fai il papà!”. “Perfetto!”, risposi “Cosa devo fare?”. E lei, con lo stesso sguardo che ha il gatto degli stivali quando sta per imbrogliare l’orco, mi disse: “Adesso esci dalla stanza e vai a lavorare”. Passai il resto del pomeriggio a bussare alla porta ogni 15 minuti per chiedere di poter tornare a “casa” ottenendo come unica risposta che no, che non potevo perché stavo ancora lavorando. Inutile dirvi che quella fu la prima e l’ultima “mamma casetta” per me.

Bando alle ciance e ai ricordi, è giunto il momento di ascoltare la nuova, croccante playlist natalizia de Il Poltronauta.

I poveri possono cliccare sul link di “Spotify” mentre per quelli meno poveri ho messo il link di “Music” (Apple).

SPOTIFY MUSIC (APPLE)

Mia sorella Viviana

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