La Misericordia

“La Reyer non è mai uscita sconfitta dalla Misericordia, certo, qualche volta la squadra avversaria finiva col fare più punti. Ma mai nessuno riuscì a sconfiggere la Reyer nella sua palestra.”

Carlo D’Alpaos – La più bella palestra del mondo

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Locandina del documentario “La palestra più bella del mondo”

Finalmente on line tutto il documentario:

LA PALESTRA PIÙ BELLA DEL MONDO. Quando la Reyer giocava alla Misericordia

(e pure in inglese)

Quando la faccia di Lorenzo Carraro riempie lo schermo del cinema, il mio cuore perde un battito. I suoi famosi capelli ricci quasi “afro” sono sempre al loro posto, ma adesso il nero ha lasciato il posto al grigio.

Sembrano una nuvola autunnale gonfia di pioggia, sta parlando della Misericordia, delle emozioni che provava quando faceva impazzire gli avversari e sognare i tifosi della Reyer.

No, questo non lo dice, perché nella sua eccezionalità Lorenzo è una persona troppo umile per ammettere che era un giocatore unico e speciale. Però è quello che pensano tutti i presenti, gran parte dei quali l’ha visto giocare, anzi danzare sul parquet della Misericordia, e sono convinti che un giocatore come lui non lo vedranno mai più su nessun campo da basket.

Lorenzo si ferma un attimo, e con quel tono della voce riservato racconta che ancora oggi, ogni qual volta passa a fianco della Misericordia, ora tempio vuoto destinato ad ospitare feste di ricchi annoiati, ogni volta che alza i suoi occhi verso l’immensa facciata, gli sembra di sentire ancora il ruggito della Misericordia, i piedi del pubblico battere a ritmo sui gradoni di legno delle tribune, le urla di incitamento dei tifosi.

Non so gli altri, ma io a questi punto ho già un groppo in gola.

Siamo al multisala del Centro Candiani, è Lunedì 15 Febbraio 2016, il giorno della prima visione assoluta del documentario “La più bella palestra del mondo”, che il mio amico Carlo ha completato in quasi 2 anni di lavoro, superando con testardaggine difficoltà e imprevisti, confezionando un meraviglioso omaggio alla Scuola Grande della Misericordia e alla sua creatura preferita, la Reyer Venezia.

Con la stessa determinazione Carlo ha organizzato questa serata, riuscendo a raccogliere sotto lo stesso tetto un concentrato di basket degno della Hall of Fame di Basket di Springfield. Gli oltre trecento posti della sala sono stati esauriti in un paio di ore.

Le ultime 6 poltrone libere le ha strappate con i denti per darne due al Sindaco (visto che la Misericordia e la Reyer sono patrimonio della città), due al proprietario della Reyer e due all’attuale gestore dell’immobile, che a quanto pare sono la stessa persona, uno e trino.

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Carlo D’Alpaos presenta il suo documentario.

Quando tutto il pubblico è seduto Carlo sale sul palcoscenico, toglie i panni del regista e mette quelli dello showman, ed inizia a leggere una piccola introduzione che già fa venire la pelle d’oca a mezza platea, poi le luci in sala si spengono e sullo schermo partono le immagini: interviste con vecchie glorie del passato, che in qualche modo hanno avuto a che fare con la Misericordia, si alternano a foto e filmati d’epoca, per lo più resoconti delle partite.

Il filmati restituiscono un po’ della magia di quell’enorme sala, inevitabilmente manca il respiro del pubblico, il rimbombo del pallone sul parquet. Sono tutte immagini senza colori, ma è giusto così, in fin dei conti la nostra generazione è l’ultima ad avere i ricordi in bianco e nero.

Gli intervistati fanno del loro meglio per far rivivere a parole la loro Misericordia, con attestati di stima (come quello di Dan Peterson), aneddoti curiosi, ricordi lontanissimi nel tempo. E ovviamente la voce di Lorenzo Carraro con la sua nuvola di capelli. Inutile raccontare altro, prima o poi questo documentario deve essere visto.

La retorica è dietro l’angolo, il rischio di cadere nella nostalgia, di cercare la lacrima facile è l’unica cosa che potrebbe rovinare questa serata. Invece Carlo mescola gli ingredienti a sua disposizione con grande maestria, molto del materiale registrato è stato escluso (magari nella versione DVD troverà spazio), ma a vederlo così il documentario sembra perfetto, e anche nello spezzone di repertorio più lungo che riprende molte azioni di una partita , quando ti aspetteresti una musica d’effetto (tipo Close Cover di Wim Mertens), ecco che parte Canzone d’amore de Le Orme, un colpo di classe.

Ciò nonostante l’emozione del pubblico in sala è tangibile, la proiezione vola, quando iniziano a scorrere i titoli di coda, quasi troppo presto, parte l’applauso del pubblico, che oramai ha gli occhi umidi e un groppo in gola, e qui il regista piazza la sua zampata d’autore, in fin dei conti è uno dei migliori comici in circolazione.

L’enorme faccia di Dino Meneghin buca lo schermo, e racconta delle gite a Venezia dopo la partita fatta con l’amico-avversario Gorghetto (dubito capiti con la squadra di oggi), gite effettuate grazie allo zio tassista del capitano della Reyer, un signore esilarante e di una simpatia esplosiva che, a causa di un “discreto” strabismo era da tutti conosciuto con il nome di “oci de fata”.

Grande risata del pubblico e in un attimo il magone se ne va, grazie Carlo anche per questo.

Per qualche strano motivo Carlo mi aveva chiesto di essere il fotografo “ufficiale” dell’evento, puntando più sul mio cuore che sulle mie capacità per immortalare gli ospiti d’eccezione che era riuscito a far venire.

Manca quasi mezz’ora all’inizio della proiezione, in attesa di entrare in sala giro fra gli ospiti, per non sbagliarmi inizio a fotografare le persone più alte, da l’immenso capitano Silvestrin all’altrettanto gigantesco capitano Gorghetto, poi noto una faccia amica, Frank Vitucci e subito dopo Tonino “El Paròn” Zorzi, quasi un auspicabile passaggio di testimone.

Il pubblico in sala è composto anche da molti amanti del basket, anzi, molti veneziani che hanno vissuto la Misericordia come una seconda casa, senza sapere probabilmente di essere dentro la storia, e che della Reyer ne sanno sicuramente più di me.

Ammetto di non essere preparato, poche sono le facce note, ma in realtà sono qui nella speranza di incrociare la mia balena bianca, Lorenzo Carraro, che da quando ha smesso di giocare è letteralmente sparito dal mondo del basket, declinando qualsiasi invito di reunion, celebrazioni della Reyer e quant’altro.

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Il regista con Lorenzo “Il Magnifico” Carraro

Manca poco all’inizio della proiezione, Carlo aspetta nervoso ai tavolini degli inviti, arriva un sms, lo legge e sorride, mi guarda e mi fa il gesto del pollice alzato, capisco che le stelle sono dalla nostra parte, e infatti un paio di minuti dopo Lorenzo “Il Magnifico ” Carraro fa la sua entrata, silenziosa e defilata, i pochi spettatori che non sono ancora entrati quasi non se ne accorgono, ma ad aspettarlo ci sono molti dei suoi ex compagni che lo sommergono di abbracci e pacche sulle spalle.

Scatto una foto dopo l’altra e quando mi passa a fianco per entrare in sala gli stringo la mano, gli dico che sono un amico di Carlo, e che quando giocavano assieme a Mogliano mi aveva firmato una sua foto, che io avevo tenuta appesa in camera per anni (vicina a quella di Dalipagic, ma ometto questo particolare). Mi guarda sorpreso e mi ringrazia, come se fosse un uomo qualunque, non Lorenzo “Il Magnifico” Carraro. Un altro mio amico (anche lui Carlo), lo ringrazia a nome del fratello, suo grande fan, e ancora lui sorride imbarazzato.

Se la modestia fosse quotata in borsa, Lorenzo Carraro varrebbe quanto l’Apple, ma sappiamo che la modestia, ancor più merce rara nei  grandi, non è molto considerata.

Un’ora e mezza dopo siamo in un locale poco lontano dal cinema, il regista ha organizzato un rinfresco, io continuo a girare e a scattare foto. Visti da vicini alcuni ex giocatori sembrano ancora più grandi, c’è davvero la storia della Reyer e del basket italiano qui dentro.

C’è Gabriele “Nane” Vianello che parla con Tonino “El Paròn” Zorzi, insieme fanno oltre 150 anni di puro basket, poi incrocio Manolo Guadagnino con Giorgio Cedolini (unico giocatore nella storia ad essere stato capitano della Reyer e del Mestre basket, ma per stasera il “tradimento” glielo perdoniamo), l’ancora statuario John Pujatti e tanti altri, troppi per essere ricordati.

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Carlo Spillare da Vicenza e Capitan Stefano Gorghetto

Io continuo a fotografare per i posteri fino a quando incrocio Carlo Spillare, la bionda guardia vicentina (già comparsa di striscio in questo blog) che alla Misericordia aveva iniziato a giocare con le squadre giovanili delle Reyer, ma che negli anni dell’Arsenale aveva conquistato, suo malgrado, la fama di discreto tiratore dalla lunga distanza, e che per questo ogni qual volta che toccava la palla, superata la metà campo, il pubblico gli urlava “Tira! Tira!”.

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Un giovane Spillare immortalato alla Misericordia

Non resisto alla tentazione, l’occasione è troppo ghiotta, mi avvicino, gli dico che sono un suo grande fan, gli chiedo se si ricorda dei suoi anni all’Arsenale (lo so, ma purtroppo è li che vedevo la Reyer). Lui mi guarda e abbozza un sorriso, dice che si ricorda eccome di quegli anni, come si ricorda quasi come un incubo il “Tira! Tira!” del pubblico e il conseguente “Cavio! Cavio!” se la palla non centrava il canestro. Io ovviamente mento, gli dico di non aver mai urlato “Tira” e nemmeno “Cavio” (qui racconto la verità).

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Taglio della Torta. Il regista tra Tonino “El Paròn” Zorzi e il veterano Franco Ferro

C’è il tempo per il taglio della torta e per le ultime foto, si è fatto tardi. Fuori piove, è stata una serata di sport e di nostalgia magnifica, sono pure riuscito a stringere la mano a Lorenzo Il Magnifico. A volte, insistendo, i miracoli capitano.

Forse mi sono fatto suggestionare dalle parole di Carraro, ma anche io adesso, che pur dentro alla Misericordia c’ero entrato solamente per fare ginnastica alle scuole medie o per vedere incontri di basket minore (sempre che il Caigo Basket si possa definire una squadra minore), quando ci passo vicino guardo l’enorme facciata e le nicchie (vuote) delle statue, socchiudo gli occhi e provo a sentire il ruggito della Misericordia, il battere ritmato di migliaia di scarpe sui gradoni di legno, ma sono echi lontani, oramai svaniti nel nulla proprio come il parquet del campo da gioco.

Da quel gigante di mattoni non esce più nessun ruggito, però io non mollo, ci provo ogni volta, sono sicuro che un giorno lo sentirò.
Appendice nr 1
Finalmente Carlo c’è riuscito, perseveranza, testardaggine e fortuna, e una grande idea.

Basta questo è a volte il sogno diventa realtà, il 29 aprile il documentario viene proiettato dentro la Misericordia fresca di restauro. Questa volta le autorità (sindaco, proprietario della Reyer e concessionario della Misericordia) ci sono, anche perché essendo la stessa persona lo sforzo è minimo. Di sicuro questa volta vale la pena esserci, visto che è il momento di mostrare i muscoli e mettersi in mostra.

La porta voce della Misericordia fa un discorso introduttivo che sfiora gli elogi a Kim Jong-un. Ma si sa che la storia la scrivono i vincitori, poco importa, per vedere il documentario sulla Misericordia dentro la Misericordia si manda giù anche questo rospo.

Nel pubblico ci sono molti meno vip della prima proiezione, perché si sa che Venezia è bella ma è scomoda. Ci sono tantissimi Veneziani, quello si, gente abituata alla sconfitta ma orgogliosa, molti ritornano alla Misericordia dopo 40 anni, c’è anche una giovane coppia con un neonato, sarà pura retorica ma è una delle più belle immagini della sera.
Finito il discorso della portavoce, Carlo prende il microfono e parla del documentario, fa i ringraziamenti d’obbligo e cita gli ex giocatori presenti in sala, pochi rispetto alla proiezione di Mestre. Poi dà il benvenuto al miglior marcatore di sempre della Reyer, Lorenzo Carraro, la sala esplode in un applauso, sembra quasi di sentire i piedi battere sui gradoni di legno delle vecchie tribune, lo so che non è vero ma è un inganno troppo dolce per non cascarci.

Lorenzo si alza quasi in imbarazzo, per pochi secondi sembra di essere nel 1975. Si siede e qualcuno dalle retrovie urla “Schiaccia Lorenzo!”, lui accenna al solito sorriso imbarazzato, siamo davvero nel 1975.

Lorenzo Carraro

Poco dopo si spengono le luci ed inizia la proiezione.

Appendice nr 2
Luci accese e applausi, Carlo riprende il microfono in mano, ringrazia tutti e chiede al pubblico una cortesia, che ancora un ultima volta gli affreschi della Misericordia sentano intonare l’inno della Reyer.

Le quasi cinquecento persone presenti in sala non aspettano altro, e la magia si ripete.

Certo, se mai si dovesse sentire al Taliercio, ora che il presidente ne ha imparato le parole, quell’inno non sarebbe comunque la stessa cosa.

“Per i miseri implora perdono, per i deboli implora pietà”.

Appendice nr 3
Mancano venti minuti alla proiezione, con calma i Veneziani (e li riconosci da quel non so che, non importa se abitano a Mestre da 30 anni) entrano alla chetichella. Vedo un mio ex compagno di scuola, ci salutiamo con un cenno. Un ragazzino, forse suo figlio, una volta avuto il biglietto in mano gli chiede: “Ma davvero è la più bella palestra del mondo?”, ha il tono di chi vuol sapere se babbo natale esiste. Il mio amico gli fa un sorriso e gli dice di sì, che davvero la Misericordia è la più bella palestra del mondo.

E questa volta non è una bugia.

Appendice nr 4
Arrivano i titoli di coda, c’è ancora buio in sala, vedo una figura che si alza, si mette la giacca e scivola via. Mi passa ad un metro, è Lorenzo Carraro, silenzioso come un fantasma, se ne va mentre nessuno lo vede, a luci spente, allergico alla nostalgia forse, o semplicemente perché la sua vita fuori dal parquet e dai ricordi, non gli permette pause, come una di quelle partite di basket che non finisco mai.

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8 commenti Aggiungi il tuo

  1. n. z. ha detto:

    bello! cominciavano a mancarmi i tuoi racconti

    ________________________________

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    1. Il Poltronauta ha detto:

      Grazie! Tra un po’ ne arrivano altri 🙂

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  2. debboh ha detto:

    Una nostalgia per la pallacanestro della città che si mescola a quella di una Venezia che fu. Bello.

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  3. Giovanni ha detto:

    Grazie a Carlo d’Alpaos per quello che ha fatto con tocco da vero artista per una delle piu’ belle e “sane” tradizioni di Venezia – Una città metropolitana che non puo’ essere ristretta al Centro Storico od al Comune ma che vive in tutti gli abitanti della Provincia e di tutto il Veneto che si riconoscono nella storia .

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  4. Anna Bertelli ha detto:

    Grande storia, quella della Palestra della Misericordia!!!
    Anche per tanti cremonesi quel parquet evoca magici ricordi!! È infatti indissolubilmente legato allo spareggio ( disputato proprio come oggi ben 45 anni fa, il 9 maggio 1971) tra CBM-JUVI Cremona e WEBSTER Bergamo per la promozione in B, vinto dalla squadra cremonese per 62-59

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    1. Il Poltronauta ha detto:

      Grazie per questo ricordo Anna. 🙂

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  5. Andrea ha detto:

    Che bello, il mio blogger preferito che parla del mio sport preferito.

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